Fortaris prescelta per l’on-line da Unione Artigiani

set 7th, 2013Commenti disabilitati

Milano 9, Settembre 2013

Oggi l’Unione Artigiani delle Provincie di Milano e di Monza Brianza avvia un nuovo servizio di consulenza per Artigiani, Piccola e Media Impresa sul  Web Marketing, le Social Communities e l’eCommerce.

Scopo dell’iniziativa è aiutare Professionisti e Aziende ad identificare, sulla base delle specifiche esigenze, i più innovativi, efficaci ed economici strumenti e a facilitarne l’adozione.

L’attività è stata affidata a Fortaris, per la sua competenza sui temi dell’on-line e dell’Information Technology.

“Unione Artigiani conferma la sua missione a supportare il mondo dell’Artigianato e dell’Impresa nell’introduzione di innovazione in tutti i suoi aspetti. L’uso appropriato di Internet rappresenta oggi una componente essenziale di questa evoluzione tanto per i vantaggi operativi, quanto per i ritorni in visibilità, efficacia nella gestione dei Clienti esistenti e ricerca di nuovi, anche a livello internazionale” – ha spiegato Claudio Vettor, direttore del servizio Marketing & Sviluppo dell’Unione Artigiani.

“Sportello Internet fornirà vantaggi importanti anche nel più ampio percorso verso Expo 2015 – ha dichiarato l’Avvocato Marco Accornero, Segretario Generale di Unione Artigiani - permettendo ai nostri Associati di predisporsi adeguatamente a trarre il massimo beneficio da questa occasione unica. Milioni di viaggiatori arriveranno a Milano da ogni angolo del mondo e sono milioni di potenziali Clienti di prodotto e servizi. Tra essi l’elemento in comune più evidente sarà il possesso di uno smartphone con il quale cercheranno informazioni, faranno le scelte e condivideranno le esperienze. Aiutare gli Associati ad intercettare questa grande opportunità è un obiettivo fondamentale di Unione Artigiani”.

“Fortaris ci garantisce una competenza che permetterà di fornire ad ogni interlocutore il quadro completo delle possibili alternative per indirizzare le esigenze specifiche, insieme a stime concrete sui possibili ritorni di ciascuna – ha concluso Claudio Vettor -. In questa maniera l’Imprenditore avrà tutti gli elementi concreti per valutare se e come procedere.”

“Tutte le necessità del Business trovano oggi una risposta innovativa, efficace ed economica sulla Rete: visibilità dell’attività, generazione di nuovi contatti commerciali, gestione dei Clienti, promozione dell’offerta – ha rimarcato Francesco d’Amico, Partner Fortaris -, con possibilità di utilizzo anche per Operatori di piccole o piccolissime dimensioni. Per molti ambiti di attività non esistono più barriere di ingresso quali l’acquisizione di tecnologie o di strumenti, ma è possibile procedere con investimenti minimi e un controllo immediato e totale sui risultati. Anche servizi una volta ritenuti accessibili solo a grandi Operatori, quali l’eCommerce, sono oggi disponibili ad Artigiani e Micro Imprese nella massima sicurezza e senza costi fissi “

Lo Sportello è disponibile previo appuntamento tutti i lunedì mattina presso la sede centrale dell’Unione Artigiani di via Doberdò 16 a Milano. E’ prevista la realizzazione di sessioni anche presso altre sedi periferiche dell’Unione Artigiani, al momento non ancora schedulate.

Link alla pagina sul sito di Unione Artigiani

Link al profilo di Francesco d’Amico, il Partner Fortaris che gestirà lo sportello Internet, sul sito di Unione Artigiani

Per ulteriori informazioni:

Ufficio Marketing & Sviluppo Unione Artigiani, nr. Verde 800/132371

Fortaris: email info@fortaris.com – tel: 0247956509

400mila Euro per l’internazionalizzazione delle PMI del Pavese.

giu 26th, 2012Commenti disabilitati

Per favorire l’internazionalizzazione delle imprese pavesi e sostenere la competizione sui mercati esteri, la Camera di Commercio di Pavia mette a disposizione 400 mila euro di contributi destinati alle micro, piccole e medie imprese.
Nello specifico verranno finanziate le richieste per manifestazioni fieristiche a carattere internazionale in Italia e per manifestazioni fieristiche all’estero realizzate dal 1° gennaio 2012 al 31 dicembre 2012, ovvero fino all’eventuale chiusura del bando per esaurimento delle risorse disponibili.
“Alle imprese oggi più che mai occorrono azioni e sostegno concreti – spiega il presidente Giacomo de Ghislanzoni Cardoli – per questo abbiamo voluto mettere a disposizione risorse proprie che si aggiungono a quelle già stanziate per poter usufruire di voucher grazie all’accordo di programma tra sistema camerale lombardo e Regione Lombardia”.
Possono beneficiare del bando le micro, piccole e medie imprese con sede legale od unità operativa nella provincia di Pavia.
Sono ammissibili a contributo esclusivamente le spese relative a: quote di partecipazione, iscrizione al catalogo generale della fiera, servizi di interpretariato, affitto e allestimento dell’area espositiva e trasporto merci effettuato da terzi.
Il contributo è concesso nella misura del 50% delle spese ammissibili, al netto di IVA, sino ad un importo massimo di euro 3.000 per la partecipazione a fiere in Italia a carattere internazionale; di euro 3.500 per la partecipazione a fiere in Paesi dell’Unione Europea (esclusa l’Italia) e di euro 4.000 per la partecipazione a fiere realizzate in altri Paesi Esteri.
Per questo bando ogni impresa può presentare al massimo due domande di contributo.

L’internazionalizzazione delle PMI Lombarde con LOMBARDY ENERGY 2012

mag 24th, 2012Commenti disabilitati

ENERGIA: LOMBARDY ENERGY 2012, PROGETTO CON 27 IMPRESE LOMBARDE
Efficienza Energetica
Lunedì 21 maggio 2012
E’ stato presentato il nuovo progetto Lombardy Energy 2012 firmato da Energy Cluster, Euroimpresa, LIUC – Universita’ Cattaneo, con il co-finanziamento di Regione Lombardia. Lombardy Energy e’ un progetto che nasce da Energy Cluster – la rete di 98 imprese che con un indotto di quasi 9 miliardi di euro fornisce prodotti e servizi per la generazione e distribuzione di energia elettrica – che consentira’ di sostenere l’internazionalizzazione di 27 imprese lombarde del settore dell’energia, presidiando i mercati esteri, favorendo sinergie ed alleanze di lungo periodo e lo scambio di competenze con altri cluster a livello europeo e mondiale.
L’obiettivo principale del progetto – nel quale vengono investiti 345 mila euro, di cui 240 mila a carico della Regione Lombardia – e’ quello di contribuire ad incrementare la visibilita’ delle imprese sul mercato, soprattutto per le realta’ piu’ piccole, e sviluppare cosi’ una presenza piu’ efficace nei mercati esteri.
Il progetto, che si avvale della gestione operativa di Euroimpresa, si basa sulla realizzazione di una piattaforma web based firmata dal Centro di Ricerca per l’Economia e le Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (CETIC) della LIUC – Universita’ Cattaneo. Una piattaforma di “social networking” in grado di promuovere azioni comuni, di facilitare e aumentare l’aggregazione e la collaborazione tra le aziende e di presentarsi sul mercato estero come un soggetto unico.

Rete di Imprese: un fenomeno in crescita

apr 27th, 2012Commenti disabilitati

Dal sito RetidiImprese.it
Secondo il registro Unioncamere dall’inizio del 2012 sono stati formalizzati 313 contratti di rete, per un totale di 1.648 imprese; parliamo di imprese che hanno steso un vero e proprio contratto legale.
Le PMI hanno rotto un tabù e hanno cominciato a capire che si può fare impresa anche in un altro modo, non solo da single. Le reti sono la proposta giusta: non chiedono di rinunciare al protagonismo imprenditoriale, né di farsi da parte e lasciare il campo a manager esterni (come prevedevano progetti avanzati in passato dalla stessa Confindustria).
Sono una via all’aggregazione e alla crescita dimensionale e comunque hanno permesso di superare quella che il Garante delle PMI Giuseppe Tripoli chiama «la storica visione isolazionista del piccolo imprenditore». Laddove la formula delle classiche fusioni continua a non convincere artigiani e commercianti perché di due imprenditori ne rimane in gioco solo uno, le reti ce l’hanno fatta. Le tipologie di contratto sono le più diverse. La rete verticale come nel caso Esaote (biomedicale) che ha promosso un contratto tra i suoi fornitori per consolidare la filiera..
Gucci che ha favorito la nascita di una rete di imprese fornitrici di pelletteria con l’intento di renderle più strutturate e più attente al raggiungimento degli standard qualitativi necessari alle sue produzioni d’eccellenza.
Diverso il caso della bolognese Racebo, rete tra aziende della componentistica per motociclette, specializzate in nicchie diverse ma con scarsa visibilità e basso potere di negoziazione.
Altro caso: 33 aziende oil & gas della Basilicata, piccole fornitrici di grandi gruppi petroliferi come Eni e Total; unendosi in Rete Log , che assicura una serie di servizi accessori integrati e presentano ai loro committenti un’offerta più strutturata.
Confindustria, per seguire e promuovere il fenomeno, ha costituito un’agenzia guidata dal vicepresidente Aldo Bonomi e affidata a Fulvio D’Alvia.
Rete Imprese Italia non si è data date ancora una vera e propria struttura nazionale e affida la promozione ai territori.
Di particolare rilievo è l’esperienza di Lecco con i «Men at work», un progetto nato durante un pranzo di lavoro, che ha coinvolto 23 imprese prevalentemente meccaniche, alcune concorrenti tra loro, che hanno saputo collaborare per aprirsi nuovi mercati. Commenta D’Alvia: «Quando si va dal notaio formalmente si stende un contratto di aggregazione organizzativa ma di fatto si intraprende un percorso per diventare più moderni e più competitivi». Non è un caso, infatti, che il contratto di rete preveda la stesura di un business plan e quindi obblighi i contraenti a programmare azioni e obiettivi.
Va ricordata la rete creata a Verona da 18 piccole aziende con meno di 10 dipendenti nel campo della trasformazione dei funghi in Veneto, Lombardia e Trentino che coltivano l’ambizione di conservare la leadership italiana in questa particolare nicchia dell’agroalimentare. Altro caso interessante è «Baco» nato a Bologna per iniziativa di Unindustria. Quattro aziende della riabilitazione medica e dell’ortopedia hanno costituito una rete con mille addetti e ha un obiettivo impensabile: conquistare, grazie a un accordo raggiunto con la Federazione cinese dei disabili, il mercato dei disabili che, in Cina, sono circa 83 milioni. Commenta Tripoli: «Tutti questi casi dimostrano la forza della cooperazione tra imprese. Solo unendosi gli imprenditori coinvolti possono porsi degli obiettivi che altrimenti sarebbero irraggiungibili. Siamo di fronte a un fenomeno culturalmente nuovo ma che ha già solidi risvolti economici».
Dal punto di vista delle politiche industriali va ricordato che nella manovra del 2010, il ministro Giulio Tremonti aveva inserito 48 milioni di euro destinati ad incentivare le reti defiscalizzando gli utili reinvestiti. Per poterne usufruire, le aziende devono sottoscrivere un contratto di rete, chiudere il bilancio in utile e sono esentate dal pagamento delle tasse sui profitti accantonati. Di quelle risorse del 2010 sono ancora rimasti da erogare fondi residui per 14 milioni nell’anno in corso e altrettanti per il 2013.

Raddoppio dell’export delle PMI Italiane verso l’India

set 19th, 2011No Comments

Il 12 Settembre scorso, presso la sede del Ministero dello Sviluppo Economico, è stato raggiunto l’importante obiettivo di rafforzamento della cooperazione tra il nostro paese e l’India.

Al tavolo delle trattative hanno preso parte le rappresentanze economiche delle piccole e medie imprese, le istituzioni direttamente coinvolte, il segretario generale del ministero indiano, Uday Kumar Varma ed il mister PMI italiano, Giuseppe Tripoli.

Proprio quest’ultimo ha affermato che esiste una serie di settori dove sarà possibile intensificare la cooperazione, ed in particolare: il tessile, il design, e l’alta formazione. Tripoli ha poi aggiunto che «per aiutare le nostre imprese in un mercato lontano e complicato, ma altrettanto promettente, occorre intensificare di più l’impegno per risolvere i nodi della logistica, della tutela della qualità dei nostri prodotti e delle reti distributive».

L’Italia, che registra il più alto numero di PMI in Europa, per la maggior parte a conduzione familiare, e l’India sono accomunate da un tessuto imprenditoriale imperniato sulle piccole e medie imprese e sulla flessibilità e creatività delle aziende.

Durante l’incontro è stato ricordato che l’interscambio tra Italia e India si è collocato quest’anno intorno ai 6 miliardi di euro. A tal proposito è stata espressa la volontà di raddoppiare l’interscambio commerciale entro il 2015, e raggiungere quindi i 12 miliardi di euro. Tra i settori su cui si intenderà rafforzare ulteriormente la collaborazione, vi sono quelli più tradizionali come le macchine utensili, il tessile-abbigliamento e la gioielleria.

Pertanto, la strategia promozionale sviluppata in India dal Ministero dello Sviluppo Economico ha l’ambizione di diffondere e di valorizzare l’immagine del Sistema Italia nella sua articolata dimensione economica, storica, artistica e culturale, attraverso l’organizzazione di attività mirate ed integrate di supporto al sistema imprenditoriale.

Segnaliamo la recente costituzione dell’Indian Business Forum (IBF) per l’Italia, l’Associazione di diritto italiano nata proprio per supportare il crescente interesse che il mondo degli affari – sia indiano che italiano – sta rivolgendo alle possibili opportunità di business tra i due paesi.

Giovedì 22 settembre, evento di presentazione delle attività dell’IBF aperto ad associati ed associandi; per informazioni ed iscrizione: info@ibfitaly.it

Milano, capitale europea dei servizi alle PMI

lug 28th, 2011Commenti disabilitati

Entro quest’anno nascerà nel capoluogo lombardo l’Euro-med Development Center for Micro, Piccole e Medie Imprese

Milano come capitale dei Paesi del Mediterraneo? Per quanto concerne le piccole e medie imprese, sì: dal prossimo ottobre nascerà l’EMDC Euro-med Development Center for Micro, Small and Medium Enterprises, promosso da Camera di Commercio di Milano – Promos, Governo italiano, Commissione Europea e Banca europea degli investimenti; un’iniziativa volta a creare un network di Centri tecnici di servizi per lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle micro, piccole e medie imprese dislocate nell’Area Euro-Med; l’obiettivo è giungere alla completa realizzazione del centro di coordinamento entro dicembre 2011, con il coinvolgimento degli stati e dei Governi dell’Unione per il Mediterraneo (UpM).

L’unione di queste forze permetterà a Promos, l’azienda speciale della Camera di Commercio di Milano per l’internazionalizzazione, di ottenere contributi tecnici e finanziari da parte della Bei attraverso il fondo fiduciario Femip.

Secondo uno studio pubblicato dal Ministero delle attività produttive i Paesi appartenenti all’area del bacino del Mediterraneo hanno una popolazione attorno ai 245 milioni di abitanti, pari a poco più il 60% della popolazione dell’Unione Europea, ma il loro benessere economico – in termini di prodotto interno lordo e reddito disponibile pro capite – è di gran lunga inferiore alla media dei Paesi UE. Nel 2010, il PIL dell’intera area è stato di poco superiore al 7% del PIL dell’Unione Europea, pari all’incirca a quello della sola Spagna. La ricchezza prodotta è distribuita in modo non uniforme all’interno dell’area: tre soli paesi – Turchia, Israele ed Egitto – generano ben il 60% del prodotto interno lordo dell’intera regione.

In tutti i Paesi, ad eccezione di Israele, Cipro e Libia, il reddito pro capite si colloca su livelli al di sotto del 30% di quello medio dell’Unione Europea. Il grado di apertura agli scambi internazionali varia considerevolmente da paese a paese: le economie caratterizzate da un maggior grado di apertura (misurato in termini di incidenza dell’interscambio complessivo sul PIL) sono Malta, Tunisia, Giordania e Israele. In generale, tutti i Paesi dell’area nell’ultimo decennio hanno registrato tassi di crescita del commercio con l’estero superiori all’aumento del PIL. Nell’ultimo decennio, infine, il flusso degli investimenti esteri nell’area è aumentato da poco più di 21 miliardi a oltre 35 miliardi di dollari, nonostante la crisi finanziaria internazionale, ma il commercio intra-mediterraneo è ancora attualmente sottodimensionato, con una quota di circa il 7% sul totale degli scambi dei Paesi mediterranei.

In quest’area si possono contare oltre 28 milioni di imprese. L’EMDC avrà compiti istituzionali e di coordinamento dei Centri Nazionali di Sviluppo collocati sulle sponde dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo e che avranno il compito di assistere le micro, piccole e medie imprese con servizi di consulenza, formazione e creando sistemi che facilitino l’accesso al credito.

L’EMDC dovrebbe inoltre garantire il rafforzamento della competitività delle imprese, con un’attenzione particolare alle esigenze delle PMI; l’incentivo agli investimenti interni ed esteri; l’agevolazione della libera circolazione dei beni industriali; promozione dell’innovazione e sviluppo del settore dei servizi attraverso l’individuazione dei settori chiave e l’impulso alla cooperazione.

La Regione Lombardia sta perfezionando un accordo con la BEI (Banca Europea per gli Investimenti) per la realizzazione di una misura a supporto del capitale circolante dedicata alle pmi per un importo di circa 200 milioni di euro.

Per quanto riguarda gli aiuti alle aziende italiane per investire negli altri Paesi, Simest ha creato 119 progetti  per un investimento di 3 miliardi di euro. L’Unione Europea, invece,  attraverso il Mdbi (Mediterrean business development iniziative) e la BEI (European Bank Investment)  punterà alla fine dell’anno a un progetto per sostenere le microimprese e le Pmi della regione che così troveranno maggiori vantaggi nell’investire in Paesi così vicini.

link utili: www.camcommi.it

www.promos-milano.com

www.eib.org/projects

Crediti esteri assicurati per le PMI

lug 7th, 2011No Comments

Per supportare le Piccole e Medie Imprese italiane nel loro percorso di internazionalizzazione, facilitandole nell’accesso ai finanziamenti e proteggendole dai rischi legati all’operatività sui mercati esteri, è possibile, già da qualche anno, grazie a strutture direttamente partecipate dal Ministero dell’Economia e delle Finanze:

  • assicurare le aziende contro il rischio di non essere pagate dai loro clienti
  • assicurare gli investimenti all’estero contro i rischi politici
  • garantire i finanziamenti concessi alle aziende dagli intermediari finanziari, facilitando quindi l’accesso al credito perché il rischio legato al finanziamento viene assunto direttamente dalla struttura controllata dal Ministero

Da anni, infatti, è stato adottato un modello di business che mette al centro le PMI: perché sono loro il vivo del tessuto industriale italiano e perché, oggi più che mai, necessitano di un partner specializzato per rafforzare la propria gestione finanziaria, migliorare la propria struttura patrimoniale ed ampliare la propria capacità d’investimento non solo all’estero, ma anche in Italia, con una gamma più ampia di prodotti assicurativo‑finanziari (dalle garanzie, alle polizze di assicurazione del credito, dalle cauzioni al factoring) che permettono di supportare la crescita delle imprese a prescindere da dove operino, in Italia o sui mercati esteri.

Tra i temi che stanno più a cuore alle aziende di dimensioni piccole e medie, vi sono, oltre al contenimento dei rischi di mancato pagamento, il rafforzamento della gestione finanziaria e il mantenimento di un adeguato livello di capitalizzazione.
Per questo, nella convinzione che sostenere le PMI nell’ottenimento di finanziamenti bancari sia un contributo molto concreto, vengono offerte garanzie a sostegno di progetti di internazionalizzazione e di rafforzamento del capitale circolante delle imprese, lavorando in partnership con i principali istituti di credito italiani. Un altro supporto d’importanza capitale alle PMI è quello dell’assicurazione del credito: oltre a migliorare la gestione dei crediti a vantaggio della liquidità, l’assicurazione del credito è un importante mitigatore dei rischi e sta diventando sempre più, per le aziende che ne fanno uso, un facilitatore per l’accesso ai finanziamenti. Può, così, essere assicurato il fatturato delle imprese dai rischi di insolvenza dei clienti per tutte le transazioni commerciali con dilazioni di pagamento inferiori ai 12 mesi, concluse in Italia e all’estero.

Da aprile 2010 è anche possibile, attraverso il meccanismo del factoring, smobizzare i crediti vantati dai fornitori della PA: un’altra attività cruciale, considerando che il ritardo nei pagamenti della PA incide pesantemente su tutta l’operatività delle aziende fornitrici e che l’Italia è, in questo, fra i peggiori paesi in Europa, con una media nazionale di 269 giorni di ritardo e picchi di oltre 600 giorni in alcune regioni.

Il meccanismo si basa su un modello di Reverse Factoring, un sistema di “pagamento garantito” che assicura al fornitore il pagamento delle fatture a scadenza, previa certificazione del credito (riconoscimento che il credito è certo, liquido ed esigibile) da parte della PA. Il Reverse Factoring si basa su un contratto tra tre parti: la PA debitrice, il fornitore (cedente) e la società di factoring (sempre controllata dal Ministero) che regola la cessione prosoluto del credito commerciale dal fornitore alla società di factoring. Sulla base dell’accordo‑quadro stipulato con l’ente della PA e dei contratti di factoring firmati con i rispettivi fornitori, la società di factoring si impegna a pagare il fornitore della PA convenzionata entro la scadenza prevista dalle singole fatture e a riscuotere il credito dalla PA stessa secondo le modalità definite nell’accordo quadro.

Esiste anche un accordo quadro nazionale sviluppato con l’obiettivo di sostenere liquidità e capacità d’investimento delle aziende italiane, in prevalenza PMI, fornitrici della PA, soprattutto di quelle in difficoltà a causa dei ritardi nei pagamenti.
In pratica, vengono individuate e promosse, in collaborazione con le Associazioni di Confindustria soluzioni finanziarie per la gestione e lo smobilizzo dei crediti vantati dalle imprese nei confronti della PA per forniture di beni e servizi.
L’accordo valorizza la collaborazione a livello territoriale e di settore, grazie alla quale verranno messe a punto soluzioni “su misura” per le imprese associate a Confindustria, che oggi possono contare su una gamma completa di servizi per la gestione dei crediti: dalla copertura del fatturato domestico ed estero alle cauzioni, dai finanziamenti garantiti per attività di internazionalizzazione ed investimento allo smobilizzo dei crediti.

Link utili: http://www.mef.gov.it/documenti/open.asp?idd=26362

http://www.sace.it/GruppoSACE/content/sacebt/home/news/comunicatiStampa/comunicato1.html

BNL e SACE: € 200 milioni di nuovi finanziamenti a sostegno dell’internazionalizzazione delle imprese

lug 4th, 2011Commenti disabilitati
Accordi | 27 giugno 2011
BNL e SACE: € 200 milioni di nuovi finanziamenti a sostegno dell’internazionalizzazione delle imprese

BNL-Gruppo BNP PARIBAS e SACE annunciano oggi il rinnovo della partnership avviata nel 2010, con la firma di un accordo che consentirà l’erogazione di € 200 milioni di nuovi finanziamenti a supporto dei progetti di crescita e sviluppo sui mercati internazionali delle imprese italiane.

L’accordo permetterà a tutte le imprese – con fatturato non superiore a € 250 milioni, generato per almeno il 10% all’estero – di richiedere ed accedere a finanziamenti, erogati da BNL e garantiti da SACE fino al 70%. I fondi sono destinati ad attività connesse alla crescita delle aziende sui mercati esteri, quali ad esempio:

  1. acquisto, riqualificazione o rinnovo degli impianti e dei macchinari, nonché delle attrezzature industriali e commerciali
  2. promozione, pubblicità, tutela di marchi e brevetti, ricerca, sviluppo e partecipazione a fiere internazionali
  3. acquisizione di partecipazioni non finanziarie all’estero
  4. acquisto di terreni e loro riqualificazione, immobili e loro ristrutturazioni
  5. accordi di cooperazione e di joint venture con imprese estere.

I finanziamenti, di durata compresa tra 3 e 8 anni, andranno da un minimo di € 100 mila ad un massimo di € 5 milioni.

«Attraverso quest’accordo, la capacità distributiva e l’expertise di SACE e BNL nella valutazione e nell’assunzione dei rischi si uniscono per offrire alle aziende un sostegno concreto nella crescita all’estero – ha spiegato Raoul Ascari, COO di SACE-. Questa partnership rafforza la nostra vicinanza alle imprese, che possono contare sulle sedi territoriali di SACE per identificare i prodotti assicurativo-finanziari più idonei a sostenere i loro progetti di sviluppo, e sulla nostra rete di uffici all’estero per muoversi al meglio in contesti operativi nuovi e complessi».

«L’internazionalizzazione delle imprese – ha dichiarato Paolo Alberto De Angelis, Responsabile Divisione Corporate BNL – è un fattore fondamentale per rafforzare lo sviluppo economico del nostro Paese. BNL, grazie alla rete di BNP PARIBAS presente in oltre 80 Paesi al mondo, vuole essere un vero e proprio partner delle aziende, in grado di affiancarle, mettendo a loro disposizione non solo la normale attività bancaria e finanziaria, ma anche servizi consulenziali e informativi direttamente in quei Paesi, grazie a personale specializzato e, in molti casi, di cultura e lingua italiana».
Per le imprese che vogliono crescere sui mercati internazionali, BNL ha creato, già nel 2007, una rete di Italian desk – strutture dedicate alle aziende, con personale specializzato di lingua italiana, attualmente presenti in Francia, Marocco, Algeria, Tunisia, Egitto, Paesi del Golfo Persico, Turchia, India, Cina e Stati Uniti. La Banca opera inoltre nell’interscambio con l’estero anche con 5 Trade Center – a Roma, Milano, Bologna, Firenze e Napoli con 20 specialisti per il commercio internazionale – inseriti nel network di BNP PARIBAS di 90 Trade Center in 55 paesi nel mondo.

link utili:

http://www.sace.it/GruppoSACE/content/it/index.html

www.sace.it/GruppoSACE/content/sacebt/home/

http://www.ilsole24ore.com/art/economia/2011-06-27/bnlsace-milioni-finanziamenti-linternazionalizzazione-145649.shtml?uuid=Aa7KyRjD

Prospettive per le PMI

giu 6th, 2011Commenti disabilitati

L’attenzione costante rivolta allo spazio del mar Mediterraneo in termini di maggiori garanzie di crescita economica e occupazionale soprattutto per i giovani, trova una conferma nello svolgimento dei lavori dell’ottavo incontro Euro-Mediterraneo dei Ministri dell’industria che si è tenuto a Malta.
Il programma di lavoro 2011-2012 che si fonda su una serie di strategie concrete che, nel lungo periodo, porteranno a creare una regione in cui le imprese dei paesi del Mediterraneo e dell’UE possano esportare, importare, investire, avviare iniziative imprenditoriali comuni e creare posti di lavoro alle stesse condizioni di efficienza e di certezza del diritto di quelle esistenti nel mercato unico europeo:

  • il rafforzamento della competitività delle imprese, con un’attenzione particolare alle esigenze delle PMI;
  • l’incentivo agli investimenti interni ed esteri;
  • l’agevolazione della libera circolazione dei beni industriali;
  • promozione dell’innovazione e sviluppo del settore dei servizi attraverso l’individuazione dei settori chiave e l’impulso alla cooperazione.

Così il vicepresidente della Commissione europea e commissario responsabile per l’Industria e l’imprenditoria, Antonio Tajani: “L’UE deve dare un chiaro segnale che una stretta cooperazione industriale e la creazione di un contesto favorevole alle PMI sono nell’interesse sia dei paesi del Mediterraneo sia dell’UE. L’ulteriore sviluppo economico e la creazione di posti di lavoro sono fondamentali non solo per la stabilità politica della regione, ma anche per contribuire a gestire i flussi migratori. Ora più che mai è importante che i partecipanti alla rete si confrontino sulle modalità di creazione di una collaborazione imprenditoriale ancora più stretta”.

La positiva esperienza dell’attuazione della Carta Euro-Med per le imprese, deve spingere a promuovere lo spirito imprenditoriale e lo sviluppo delle PMI e a estendere la collaborazione industriale nella regione. Sarebbe utile e auspicabile la predisposizione di uno Small Business Act per l’area del Mediterraneo che potrebbe contribuire, analizzando le peculiarità e le criticità della zona, a rendere più dinamica l’economia incentivando le PMI ad aprire le proprie attività in quegli spazi, in un contesto di collaborazioni ispirate a criteri di democraticità e rispetto reciproco, uno strumento di grande sviluppo dell’area mediterranea, privilegiando iniziative in materia di cooperazione industriale.

Link utili:
http://ec.europa.eu/enterprise/index_it.htm

http://www.aipitalia.org/

Quarto Conto Energia, ottimismo e chiarimenti

mag 21st, 2011Commenti disabilitati

Si è tenuto a Milano il convegno organizzato da Mostra Convegno Expocomfort (la manifestazione di impiantistica civile e industriale e di climatizzazione che si terrà dal 27 al 30 marzo 2012 a Milano) e dall’Energy & Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano.

Il convegno ha chiamato a raccolta oltre 700 operatori per fare il punto sullo sviluppo del fotovoltaico in Italia e tracciare la possibile evoluzione alla luce del Quarto Conto Energia.

Il convegno è stato aperto da Massimiliano Pierini, Exhibition Director di MCE, che ha sottolineato come l’importanza assunta dal fotovoltaico abbia spinto a dedicare al tema degli spazi specifici all’interno della prossima Mostra Convegno Expocomfort e ad organizzare iniziative collaterali mirate a questa tecnologia.

Nell’ambito del convegno, Reinhold Buttgereit, Segretario Generale EPIA (European Photovoltaic Industry Association), ha presentato un’analisi comparata dei sistemi incentivanti in circa 20 paesi del Vecchio Continente. La vorticosa crescita delle fonti fotovoltaiche in ambito europeo, che attualmente rappresenta l’area leader nel mondo, ha fatto dell’Italia il secondo player per potenza installata subito dopo la Germania.

Il clima favorevole in cui si sta sviluppando il mercato delle fonti fotovoltaiche (che per la prima volta l’anno scorso hanno superato l’eolico), si è recentemente rafforzato sull’onda dello scetticismo indotto dalla tragedia nucleare giapponese.
Buttgereit ha ribadito come le previsioni di sviluppo del mercato fotovoltaico siano condizionate delle incertezze dei modelli di incentivazione, ponendo l’accento su un problema comune anche in altri paesi e cioè l’esigenza di porre dei limiti ai contributi per evitare la saturazione del mercato.  Secondo Buttgereit avviare programmi e dismetterli improvvisamente è deleterio e potrebbe portare a un blocco degli investimenti. Il suggerimento di  Buttgereit  alle amministrazioni è di identificare le migliori pratiche tra le politiche di supporto attualmente in vigore in Europa e di promuovere la trasparenza dei mercati.
Gerardo Montanino – Direttore Generale GSE (Gestore Servizi Energetici) – è intervenuto al convegno ripercorrendo la storia dei Conti Energia e fornendo una serie di dati. In Italia nel 2010 sono stati installati ben 2326 MW mentre a fine anno gli impianti attivi erano 156.000 a fronte di una con potenza installata di 3470 MW. Le regioni più attive sono attualmente Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Puglia. Nelle fasce di potenza da 1 a 3 kW e da 3 a 20 kW è riconducibile il 90% del numero degli impianti in esercizio mentre da 200 a 1000 KW si concentra il 37% della potenza.
Montanino ha anche segnalato che il Quarto Conto Energia è stato introdotto per porre freno a tariffe incentivanti troppo elevate, che rendevano la tecnologia fotovoltaica poco sostenibile e non permettevano di supportare altre fonti rinnovabili. Nonostante questo, ha sottolineato, in Italia la redditività degli impianti rimane superiore a quella in Germania.

Vittorio Chiesa, Direttore Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano, si è soffermato sull’evoluzione del fotovoltaico italiano sottolineando l’importanza che una migliore descrizione del quadro normativo avrà nei mesi a venire. “Restano ancora da definire alcuni aspetti interpretativi – ha dichiarato – ma intanto si è fatta chiarezza sugli obiettivi e gli incentivi, mettendo così fine all’incertezza degli ultimi mesi”. Chiesa ha illustrato i possibili sviluppi del mercato, spiegando come la riduzione dei contributi pubblici spingerà i produttori ad agire sulla leva dei costi per recuperare una redditività che – alla luce dei nuovi schemi – potrebbe essere pesantemente compromessa e in taluni casi sconfinare addirittura in terreno negativo. Da questa esigenza di riduzione dei costi Chiesa si aspetta uno stimolo all’innovazione tecnologica ma anche un cambiamento dei modelli di business dei produttori, che potrebbero orientarsi maggiormente al canale retail.
Chiesa ha anche sollevato dei dubbi interpretativi in merito al tetto (Cap) oltre il quale non si potrà più erogare gli incentivi: il dubbio riguarda il periodo fino al 2012, per il quale non è chiaro se il Cap sarà applicato solo a grandi impianti o anche a quelli medio piccoli. Un ulteriore aspetto messo in luce da Chiesa riguarda le procedure autorizzative e di graduatoria per l’iscrizione dei grandi impianti al “registro transitorio”, procedure che rendono incerto l’accesso agli incentivi e mettono in difficoltà gli investitori dotati di scarsa liquidità.
Chiesa ha delineato due ulteriori aspetti legati all’avvento del quarto conto: la probabile redistribuzione del mix di impianti (alla luce del fatto che sono favoriti quelli di taglio piccolo e medio) e la difficoltà di definire quali siano i prodotti di matrice europea, i quali – ricordiamo – sono privilegiati dalla normativa.
Il convegno si è concluso con una tavola rotonda alla quale hanno preso parte i rappresentanti delle principali associazioni del settore.

Vincenzo Quintani – membro del Cda del Gifi – ha preso atto che il Governo ha reputato di intervenire su un treno che correva troppo veloce ma ha espresso soddisfazione e fiducia “per l’incremento degli obiettivi nazionali di sviluppo del fotovoltaico e per l’approvazione del nuovo schema incentivante che riapre le porte alla bancabilità dei progetti”.
Altri aspetti messi in luce da Quintani sono l’urgenza di chiarimenti interpretativi e un probabile cambio dei business model, che richiederà professionalità diverse dalle attuali all’interno delle aziende.
Maurizio Esitini, direttore di Assistal, ha richiamato l’attenzione sugli aspetti innovativi del decreto riguardanti gli impianti per edifici e sul ruolo che potranno giocare gli installatori.
Secondo Esitini l’impennata del mercato del fotovoltaico ha aperto la strada a moltissime imprese che operavano in settori differenti. Il mantenimento degli incentivi sugli impianti di piccola taglia potrà determinare un affollamento ancora maggiore di operatori. A tale proposito Esitini pone l’accento sul fatto che occorre garantire la qualità e il livello professionale degli installatori (Assistal sta partecipando a un progetto per la definizione di uno schema di qualificazione), molti dei quali avranno a che fare con una committenza difficilmente in grado di valutare la bontà del loro lavoro.

Auspicando anch’egli un sistema di qualificazione, Marco Pigni – direttore di Aper – ha lamentato “le complicazioni dell’iter procedurale introdotte dal nuovo decreto”, sollecitando interventi per ovviare a questo problema. Pigni ha messo in luce l’esigenza di respingere le politiche di lobby e fare squadra per definire una vera strategia energetica nel paese. Pigni ha sottolineato però che nonostante gli attuali strumenti siano insufficienti sono pur sempre un punto di ripartenza per ragionare e impostare politiche efficaci.

La complicazione della normativa è una questione ripresa anche da Francesca Marchini, Segretario Generale Assosolare, la quale ha parlato di enorme confusione e incertezza e ha auspicato misure per accelerare gli iter autorizzativi, rimarcando come la filiera italiana possa fare moltissimo ma vada adeguatamente supportata. Anche per Marchini occorre chiarezza da parte delle istituzioni sui temi interpretativi e occorre una certezza della tariffa, soprattutto per quanto riguarda il periodo transitorio.
Parlando di impiantisti, Marchini ha spiegato che saranno chiamati a garantire la qualità dell’installazione soprattutto alla luce del fatto che il modello industriale si orienterà sempre di più verso gli edifici. La qualità dell’impianto in tali contesti è legata -  oltre che alla qualità dei prodotti – anche alla qualità dell’installazione e a tale proposito ritiene importante lavorare sulla qualificazione degli operatori.

Infine è da segnalare l’intervento di Filippo Levati, presidente del Comitato Imprese Fotovoltaiche Italiane (IFI) , da sempre schierato sul fatto che gli incentivi rappresentano un fattore di distorsione del mercato. Commentando la situazione Levati ha espresso soddisfazione per il decreto in quanto privilegia i piccoli impianti – cioè il consumo locale – e la filiera europea ponendo inoltre dei tetti ai contributi che permettono di distribuire le poche risorse disponibili non solo nel fotovoltaico ma anche ad altre fonti rinnovabili.

Ciò che è emerso dal Convegno organizzato da MCE è un diffuso ottimismo tra gli analisti e gli operatori, nonostante la difficoltà di interpretazione della normativa e i numerosi elementi di incertezza che ancora condizionano il futuro del settore.

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